giovedì 30 maggio 2013

Temporale d'un'acerba estate


Da dense nubi cupe
che si sono fatte cappa
scaglia con fragore
lancinanti lampi, il cielo
tra rochi commenti di livore.
Lo scroscio irrompe
come una tristezza forte, di rabbia
s'accostano d'istinto gli uomini
così come le bestie
nella stessa gabbia.
Scende una pioggia fitta
giù dai coppi in gronda
rumoreggia a cascata nella latta
scorre nel fosso va e affonda.
D'improvviso un frusciar dei rami
uno scuotere violento delle foglie
una folata di vento a piene mani
la volta in un momento, spazza
è chiaro di nuovo e ancora
il luccichio d'intorno pare guazza.

mercoledì 29 maggio 2013

Abbracciati...


Non mi basta più
rapirti con gli occhi
più non mi basta
un rapido bacio
non solo una carezza furtiva
un contatto in fretta rubato.
Voglio ancora il calore del corpo
che per un momento m'hai dato
un lampo di passione più viva
quel complice anelito cercato.

lunedì 27 maggio 2013

Che sarà vivere


Non c'è merito
ad avere sogni, nella vita
sono misteri come
nascere, crescere, diventare
in un disegno
che non t'hanno detto.
Nel frattempo, aspettare
che le stelle si allineino
nel tuo universo
disegnando qualcosa
che riconoscerai.

venerdì 24 maggio 2013

Allora ammazzami, se non m'ami più



Lo dicevo per provocazione
sperando d'intenerirlo, il deficiente
quella era più un'imprecazione
invece l'ha fatto davvero, tra la gente.
Sì, ho sbagliato a prenderlo sul fatto
erano a casa di lei, con che diritto
ho scavalcato il balcone di soppiatto
e l'ho trovato nudo, così era fritto.
N'è uscita una caciara che non dico
tutta la gente fuor dal caseggiato
menava come un pazzo indemoniato
hai voglia far vedere che io non litigo.
“Vattene che non t'amo” mi urlava in faccia
ed io a lui “ Non ci credo, torna a casa, ora”
“Non mi piaci più, sei pure 'na donnaccia”
“Non m'importa, lo so, tu m'ami ancora”.
Forse non era vero. È vero sol che l'amo
ma non serve oramai, ho perso tutto
più è rovescia la vita più la vogliamo
triste il mio bambino ch'è già in lutto.

mercoledì 22 maggio 2013

La lunga attesa


Mi sveglio d'un balzo
spaurito d'essere
all'improvviso
totalmente sordo
perché non mi sento.
Dove le parole dolci
al sapor di labbra
dove le carezze
di piume morbide al mattino
dove il calore
d'un corpo glabro profumato.
Non sento
brancolo con le mani nel buio
delle mie notti solitarie
cercando lì accanto
una presenza semplice
il cui respiro calmo
vinca l'oscurità di questa notte
ch'è sempre più un'attesa
interminabilmente lunga.

Sola_mente



Strugge il moccolo
e la fiammella gialla affoga
nella cera liquefatta:
disegna nuvole lattiginose
sul vecchio tavolo scuro.
Da fuori, la sera
t'appende brividi
alle spalle curve, ai fianchi
e, i pensieri, si perdono
negli ocelli fissi d'olio
della minestra fredda
che hai davanti.

lunedì 20 maggio 2013

Un nodo mai sciolto



Mi sciolsi da suo stretto abbraccio
quando cavalli bizzosi nella mente
presero a corrermi dentro insistenti
per praterie e aride distese d'orizzonte
su campi roridi luccicanti di rugiada
ma sempre sentii, seppur leggera
la sua mano al morso ben appesa
domare i più esaltanti slanci di quell'era.
Forse fu quello a frenare il mio ardire
o fu la mia timida indole irrisolta
a spaurirmi di fronte alla chimera
che m'induceva sempre alla rivolta
a struggermi nel dubbio da mattina a sera.
Ancor senza certezze passo i giorni
quell'abbraccio ha più il calor del sogno
ora cerco di quei momenti fare ingegno.

mercoledì 15 maggio 2013

Epitaffio sconcio


Sono tra femmine cosce
e all'apice dei seni
intorno e in mezzo ai glutei
i fiori carnali che vorrei
per addobbarmi il feretro
quando verrà il momento.
Non c'è niente al mondo
che sia più eccitante ricordare
di quei ritagli di vita
che m'han saputo dare.
E se par cosa folle impudica
desiderar tal veste guscio o lorica
che importi poco o molto
vorrei si sapesse e dica
amò tanto le donne
anima mente e corpo
raggiungendole dov'erano
passando per la fi_ca.


Panorami



L'umida notte fa nascere

coltri d'ovatta candida

in mezzo alle colline.

Il sole ch'è goloso

della fresca rugiada la mattina

di caldi raggi la confonde

facendola salire a sé.

Si fa più chiaro l'orizzonte

ne lascia parte che si posa

da far brillante l'erba

e gocciolar le fronde.

Passar giorni




Distrattamente ascolto
il passare dei giorni
che silenziosi scorticano
i desideri e i sogni
accarezzati un tempo.
Non fanno più eco
quelli già trascorsi
quelli di ieri sbiadiscono
nel cuore e nella mente.
S'attarda solo la voglia
che il sole si prenda
di nuovo la sua sera
e la tenera notte t'avvolga
in un'ultima imperdibile chimera.

venerdì 10 maggio 2013

Sempre più s'allontana, forse


A centonove anni, vedrò Pietro

quello San, gli altri sono alieni.

Mi dirà: “T'aspettavo prima

che t'eri messo in testa di venire.”

Sai, gli rispondo, quelli m'han trattenuto

che oggigiorno non c'è vera scadenza

ci sono mezzi per rimandare il tutto

conviene ai più, nessuno si lamenta

e i parenti procrastinano il lutto.

“Sei stato superbo, avevi da lasciar fare

perché tutto secondo natura era fissato

non è stata meglio vita, soltanto rimandare.”

M'hanno convinto, ch'è limite non vero

se hai raggiunto una buona pensione

la tua casa è comoda accogliente

oramai dice così tutta la gente.

Durare di più e ad ogni costo pare

con farmaci ad oc intimar di vivere

via la sofferenza e del meglio profittare

fin d'un possibile desiderio erotico sognare

e soddisfarlo un supplizio da pagare.

Certo che lo vedevo, tutto intorno

tanti davvero, vivi, tutti quanti

con gambe trascinate, braccia cadenti

sguardi inebetiti, bocche sbavanti

insufflati di cose chimiche, eccitanti

per mano o spinti da tipi strani, non parenti.

“La morte come la vita è sempre sacra

a nessuno è lecito porvene rimedio

quando viene il tuo tempo, senza assedio

abbandonati e non chiamare la salvezza

che se l'hai guadagnata, ella ti viene.”

Ma “Io voglio sapere, non credere...”

e accettai nella speranza di scoprire

se la vita è quell'assurdo che m'appare

col tutto e nulla da dover sopportare

o c'era qualcosa ancora da aspettare.

Ma è ben vero, Tu hai ragione

ho avuto un corpo estraneo appariscente

senza una risposta, in ver, soddisfacente.

lunedì 6 maggio 2013

Eburnea



S'illumina la sua pelle, con poca luce

come l'alabastro pare opalescente

percorsa di bluette in segni minimi

in posti reconditi erotici, dolcemente.

Ha gli anni d'una venere sempiterna

dagli occhi azzurri sgorga una luce

morbida flebile ma calda, di lanterna

porge un sorriso mesto che m'induce

a giacermi secolei, ch'è in controluce.

Le dita, le labbra prendono ragione

come su un'arpa scivolano voluttuose

le mie incrociano le sue, è pura libagione

se ci fu istintivo pudore, ciascun l'ascose.

Tutto ti prende e ti dà, non chiede sconti

scioglie i capelli e la forza che ha nei lombi

ci puoi godere cento albe e lor tramonti

brulica l'epidermide, è un volo di colombi.

Esser pago



Vorrei perdere me

prima di perderti

ora che di nuovo vivo

dacché posso averti.

Anche fosse solo un sogno

non vorrò svegliarmi;

venderò tutta la realtà

per questa illusione

d'esser pago

tra le tue braccia.