martedì 31 luglio 2012

Le onde di Hokusai






Quando ghermisce feroce la paura

con gli artigli dell'onde di Hokusai

affoga l'ansia d'essere sempre inutile

se un approdo all'anima non dai.

Forse lo troverai in un amor da vivere

rubandolo alla sorte che ti è ostile

aprendo il cuore senza più reprimere

gli slanci che vieppiù vogliono sortire.

lunedì 30 luglio 2012

Parodia del Cantico





Altissimu, onnipotente, bon Indebitamento, poiché vissi sopra mie miserrime risorse et possibilitate, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate spred, lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è variante, de te, Altissimo, porta significatione. Laudato si’, mi’ Signore, per sora spesa pubblica et prebende, in civis l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate licenziamento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, cum adatto precariato a le tue creature dai sustentamento. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua pubblica, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si’, mi Signore, per frate acciaio tarantino, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte, per lo quale avranno infirmitate et tribulatione. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre inquinatissima terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi transegenicis et herba cannabis caritatis. Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengono esodamento et niuna mercede et pensione. Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano obbligatus reddere debita. Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali, ne' la vita stentato et poco consumato; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi’ Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate.

(scusare i passi in latinorum)



venerdì 27 luglio 2012

La via giusta, una crepa




Resto, e non sento mai minaccia

solo un salire e scendere dell'onda

ch'è forte o lieve come fosse viva

mano di padre o madre, che trascina

su per la battigia, su dall'aspra riva.

Acciottola le asperità della mia psiche

come a farla liscia, polita: ora ci penso

ed il vero perché, non saprei dire.

Un destino sempre si prepara

non si legge facilmente tra le righe

solo barlumi quelli che ti giungono

tutto da decifrare camminando, intanto

cenni soltanto di un confine scuro.

Vada il lavorio al suo compimento

che alla fine spetta a te soltanto

scegliere tra le tante, la crepa giusta

per attraversar lesto quel muro.

Viaggiare, così...



Faccio viaggi d'andata, mai ritorno

senza distanza, che deve essere tanta

anche per arrivare solo alla stazione.

Uno scompartimento vuoto

per non fumatori, sebbene

sappia di fumo rancido nascosto.

Mi scelgo il sedile al finestrino

guardo il paesaggio grigio d'un mattino:

uno sale, uno scende, uno saluta

un piccione picchia dalla pensilina

la bambina di mano scappa alla madre

che urla come cadesse giù la ghigliottina.

Rumore di soffio e sbattere di porte

un trillo, il treno lento muove al tempo giusto

lo sguardo segue il convoglio che si perde

io resto, mi giro, anche oggi vado...

viaggiando in nessun posto.


Intorno a scarpe di effimeri principi






Dacché il nuovo apre il mattino

e son buttate via le scarpe grosse

che ne è stato del cervello fino?

non il gelido genio da laboratorio

quello, che per trarti dal tino della vita

rimedia a gran problemi, con pochino.

Prese queste, leggere, morbide, lucenti

che fanno camminare sul velluto

di cui son fatte solo le vie regie

pare potresti andare tra la gente

che basti niente per essere importante.

Ci sono ancora strade acciottolate

di sassi acuminati, impolverate

sulle quali pure devi camminare

e non son suole quelle, per durare.

Sono vacui miraggi i tappeti rossi

ai quali fanno ala tanti speranzosi

ad ammirare, celebrare, d'altri la scena

ostentando gioia meramente finta

nascondere a tutti e senza grinta

quanto gli morda l'anima, la pena.

lunedì 23 luglio 2012

la bellezza del ritorno




E un bel mattino

l'ultimo

sarò più vecchio e saggio

per poter capire

che se ci fu dolore

nel vivere ogni giorno

e la felicità era solo contorno

è alla bellezza

sempre intravista lampeggiare

nell'estasi di un sogno

o in limine del sonno

che farò ritorno.




Il cielo dalla spiaggia






È là, in un grembo che non scelsi

che tutto è cominciato.

Forse fui una speranza oppure un caso

il fato m'ha portato, con la scatola nera:

tutto registrato. S'è visto poi, col tempo,

quel che c'era, quanto era viscerale

rigettato col tempo goccia a goccia

appena assorbito il cordone ombelicale.

E, se ci fu una fiaba in cantilena

dove cupi orchi e lupi affrescavano la scena

appresi presto che non avevano colpe

ebbi cuore d'agnello, non di volpe.

Non risolsi tener divisi i cieli

quelli interiori, che quelli fuori

s'impongono a priori, se non sai

reggerti sicuro sui due piedi.

Non ci poté essere un daccapo

che mai caddi davvero sulla faccia

trovai aiuto da mano che non schiaccia

e ha dipinto con me, lasciandomi il ricordo

la volta del cielo, dalla spiaggia.

sabato 21 luglio 2012

Se il pane è solo crosta



Quando la vita è portare un giogo

di quotidiani stenti e afflizioni

l'amore solo pausa

tra tempi di paura e tribolazioni

distilla fiele il cuore

s'arma la mano con getti di fuoco

spuntano serpi velenose nei capelli

con fauci aguzze si sbranano i fratelli.

venerdì 20 luglio 2012

Tracce




Complice la scelta di star solo
nella noia della mente giaccio
ed esibisco un ozio esagerato
come fa la belva nella gabbia
per smentire le lodi del guardiano
e disilludere i visitatori dello zoo.
Gli occhi fissi addosso
caricano la vita d'un robusto peso
che appassisce la luce dello sguardo
corroso dal cercare ciò che non conosco.
Così, si ficcano neri pensieri nella veglia
ricordando strade ormai percorse
senza averle neppure sbucciate
dalla cute polverosa che racconta
di quanti passi l'hanno calpestata
e dei miei che non lasciano traccia.

lunedì 9 luglio 2012

seimilaseicentotrentanove


tante volte è citato nell'antico libro
e nessuno che l'abbia mai veduto
qualcuno – si dice – l'abbia sentito
a imporre quelle leggi per amarlo
seppur non si sappia se ha mai riso o pianto
ha credito d'amore per noi in ogni campo.
Solo due su dieci, son di passione attiva
e l'accettiamo genuflessi, per credenza
verso la sua misteriosa trascendenza
verso la nostra onorabile ascendenza.
È in cielo, in terra, in ogni luogo, e intanto
non si sa se asciugò, di sua mano
a qualcheduno, il pianto.


Un'elemosina



Salgo il sentiero nel bosco
ai luoghi più alti, distanti, solitari
e quando raggiungo il fresco dei castagni
sento la brezza insinuare i sandali
accarezzarmi i piedi di sollievo.
La stessa che mi spazza dal sudore il capo
fruga le rughe agli angoli degli occhi
che contano i passaggi della vita.
Allora tengo stretti al fianco quei pensieri
che mastico quando vo salendo a riva
con cura, come tenere al braccio l'amata
della quale ora sono forse il surrogato
da quando ho perso la felice goliardia
d'assaporare anche frutti acerbi, solo
schiacciandoli al palato per sola bramosia.
Vorrei intingerli – i pensieri – in quell'inchiostro
che nella mente ogni giorno freme
ma la penna alla bisogna non m'assiste
s'inceppa, s'impunta, prende solo una goccia
come un soldo cade nella mano, sulla porta.

Raccontando_mi




Chiusi le imposte
e scesi nell'ombra quieta della stanza
il mondo amico mio e, fuori
grovigli spinosi, in lontananza.
Quando era lo strappare baci
la spesa maggiore d'ogni giorno
mi rincantucciai
che sempre mi spauriva
essere incalzato ad affrontar la vita.
Ci trovai mondi sconosciuti ai più
di cui cantavo a disattente orecchie
erano scene di altrove, oltre le finestre
che s'affacciavano, domestiche, sul borgo.

giovedì 5 luglio 2012

Ho perso le spine



Se ho perso le spine
issate per tener lontani
i tormenti del cuore
coi sospiri più frequenti dei battiti
e il giorno
sempre più affollato di pensieri
ora sono indifeso
e batte lento, alle volte par che spiri
però conta ancora le inquietudini
cavalcare i sogni
che mi visitano la notte
con le stesse domande
senza darmi ancora le risposte.