Il suo posto era lì, da anni, a
piè del muro
di quel palazzo più là
della sua chiesa
in ogni stagione col paltò,
d'equivoco blu scuro
sul tragitto delle donne che avevano la
spesa.
L'espressione triste degli occhi ti
colpiva
il bulbo arrossato, venato, di gente
ch'era aliena
pareva avesse pianto ma nessuno lo
chiedeva
noi siamo abituati, per storia, ad aver
pena.
Verrebbe da dire di fare miglior uso
dei sentimenti che c'albergano con lena
gelosi, egoistici li teniamo lì
nel chiuso
lasciando che il dolor ci sfiori
appena.
M'han detto che da giorni più
non c'era
poi una pia donna ce lo raccontava
che sabato, prima della messa della
sera
qualcuno si era accorto che piangeva.
Disteso a terra, come sempre, se ne
stava
il braccio aperto, la mano a questuare
vuol centrare il palmo, chi un soldo
gli buttava
senza interrompere il verbo e
camminare.
A vedere quelle monete sparse sulla
mano
quegli occhi vitrei che guardavano
lontano
chiesero ad un passante con un bel
pastrano
“Veda Dottore, è rigido, non
le pare strano?”
A dita unite gli tastò la gola e
con sconforto
scosse la testa, mentre spiegava
all'altro cellulare
chiese d'intorno a tutti, nessuno volle
parlare
e disse serio, “Nessun lo tocchi,
oramai è morto”.