Dice si abbia, nelle linee lunghe o
brevi della mano
le tracce figlie dell'essere quello che
sarai
uniche, o quasi, incisioni permanenti
dal principio
che si riempiranno di quello che per
esistere farai.
Pare sia scritto tutto della vita, ma
non lo credo
la fortuna, la ricchezza e l'amore che
non sai
le strade lunghe dure lì davanti
come corredo
ma che con buona lena, da probo
affronterai.
Vocaboli obsoleti come le voci dei
tarocchi
che l'astruso legge alla festa del
raccolto
favole agghindate, belle se l'annata è
buona
ogni bene t'aspetti, ogni augurio è
bene accolto
e l'animo in pace, non schiavo di
Mammona.
Eppure c'è dell'altro che
nessuno dice
ma che verrà lo stesso senza
alcun invito
turbe dell'anima, tempesta, che non si
predice
che matura lenta o vien di primo
acchito.
E scopri com'è sempre fragile
speranza
che tutto s'acconci alla meglio
esistenza
spesso è tutto racchiuso in una
stanza
poche cose piantate nel cuore
dall'adolescenza
e il tempo, ignaro di noi, le lascia
bruciare
perché non può sapere,
perché non ha clemenza.