Leggo sempre più di rado la poesia
solo qualcuna che mi si conficca
né amo, eziandìo, quelle
che scrivo
talché non so mai dire, perché
lo faccia.
Sarà per via che come l'albero
vecchio
ancor armato dai tanti torti rami
abbisogna per campare del fogliame
che del bisogno d'ossigeno lo sfami
per me sono i versi pane per la mente
cibano, dissetano, l'anima soddisfano
seppure saranno parole scritte nel
vento
m'alleviano del peso sempre dentro
d'essere qui piuttosto inutilmente.
Un ciclo languido, passano d'anno in anno
assolvendo così la lor funzione
rendere i giorni meno tristi, senza
danno.
Le scordo ingiallire, ormai senza
emozione
ad altri forse diranno, qualche mia
canzone.