venerdì 27 aprile 2012

Viverci, in questo mare




Non è per barche fragili, il mare
meno che mai l'inverno
con tempeste di vento giorno e sera
e si gonfia, si scatena in onde
che sfidano, in forze, la scogliera.
Ed è tutta una vita, il mondo intero
difficile e vario, come il pensiero:
gorghi e bonacce, ugualmente infidi
e non saranno vele o vapori
che, soli, porteranno altrove;
man salda, pur tremante il cuore
fanno passar le colonne, come prove.
È per scafi robusti, di quercia
che li scalfisce appena il fulmine e
il gelo fa più dura la fibra, con l'età.
Ogni traversata lascia una scia
lo segnerà nel fondo più d'una raspa
che pialla asperità e nodi liscia
sperando abbia in sé quello che basta.
Ignoto mastro d'ascia sceglie il legno
per il battello che vuol costruire
e stringe le assi con del buon chiodame
sarà un vascello per quel cabotaggio
ma può la ventura, non star nel suo fasciame.
Al meglio, affronterà tutti i marosi
prendendoli di bolina, mai di prua
e farà i viaggi che capiteranno
scricchiolando quando sarà greve
solcandoli d'impeto quando è lieve
o starà all'ormeggio, all'ancora, senza affanno.
Se varato non c'è più al mondo che fare
naufragare o viverci, in questo mare.




martedì 24 aprile 2012

Si smeriglia il cuore



Occhi e bocche chiuse
le porte e le finestre;
il marciapiedi
s'accosta inutilmente.
Stringono l'anima sensazioni
come pensieri che non sanno
neppure farsi sentire
nessuno ascolta o non importa
quello che vogliono dire.
Così strisciando le suole
con rumore di carta vetrata
prosegue lunga la strada
di gioie in dispiaceri
e si smeriglia il cuore.

venerdì 20 aprile 2012

C'è un patto


Uno degli avi ci perse un occhio
servendo lo Stato, là in Crimea
un figlio e il fratello due dita
qui, in una gelida trincea.
A chi seguì, toccò l'Africa Orientale
e perdette la vita, poi
nella steppa siderale.
Tutta una schiatta, come altre mille
ad onorare il debito contratto
con la Madre Patria avita, ereditata
in cambio di fatiche e obbedienza
avrebbe garantito giustizia quiete
un desco e un focolare, in ricompensa.
Tutto scritto, inciso nella pietra
degli Archi dei Sacrari delle Tombe
un patto tra gente seria che non ama
il frastuono delle trombe
bada al concreto e fa grande il mondo.
Mai una rivolta alle volte un fermento
qualche sgomento, qualche debolezza
certe prospettive fanno spavento.
Ora è l'ultimo dei maschi che s'appresta
a lasciare la casa per altrove
legge quel patto ch'è sbiadito alquanto
per via di venti di tragedia ed arroganza
di furti e imbrogli praticati a oltranza.
Partirà di certo con un dubbio dentro
come la pioggia il calcare scioglie
s'è perso il senso di quello ch'era inteso
non v'è certezza che l'onore abbia valore
e la parola data ha perso senso.
Mandano alla guerra per un sacco d'oro
è più apprezzato un duro cinico ceffo
e l'antico decoro pare uno sberleffo.


giovedì 19 aprile 2012

Perchè nulla cambi


Dovremo cambiare
tutte le abitudini
quello che incalza pesa
non lo sappiamo evitare.
Dovremo imparare
a vivere del nuovo
e chi lo insegnerà
non è dato sapere.
Dovremo ancora vigilare
perché non ci tocchi
la menzogna di sempre
che entrerà a corrompere
subdola a convincente
per un solo un momento
e tutto poter continuare.
Dovremo comunque vivere
con le nostre contraddizioni
e sarà – come allora – esiziale
distinguere essere dal sembrare
così come credemmo di fare
per non dover cambiare.

mercoledì 18 aprile 2012

Della vita - senryu


pascere sogni
sin dall'onda montante
alla risacca


venni destato
da rumori di spade
non avevo età

lunedì 16 aprile 2012

la bruttezza del buio

Questi sono tempi
nei quali poca luce
fa chiaro il giorno
e tuttavia avranno alcuni
un umano sentire, come
il pulsare caldo d'una minima stella
che non farà perduta la speranza
che l'anima ci sarà salvata.
Il desio del giusto del vero
questa debole lampada che
resta sempre accesa
mitiga la paura dell'attesa
ravviva la fede, per cui poi s'avvera.
Non importa se i più non sapranno
scrivere su questo una canzone
basterà ne custodiscano la bellezza
che non vinca il buio
con la sua bruttezza.

giovedì 12 aprile 2012

Una madre, una guerra e, crescere.

(a mia madre Assuntina)


Un giorno saprò tutto, lo devo sapere
se furono le letture
a sollecitarmi l'anima, così.
Quelle pacate, di lontane sere
quando lei, mia madre
al lume d'un fioco moccolo disfatto
leggeva sottovoce, quasi temesse d'essere udita
e l'attenzione nostra si faceva promettere.
Si doveva allontanare anche un poco appena
quel pensiero di lui, mio padre, così lontano
chetarne la nostalgia, mitigare la pena
coi versi dolci che ognor sceglieva
a seconda del dì o della settimana.
Sulla panchetta bassa stava seduta
poggiava il tomo sulle ginocchia ossute
ch'ebbero rotondità ormai perdute
come le guance bianche, petali di rose
ormai appassite.
Un poco china verso nei seduti a terra
quasi a comunicarci un vero segreto
snocciolava parole come canzoni
con pause attente, studiate, pregnanti
facendo trattenere il fiato a tutti quanti.
Credo non sia stata mai più bella d'allora
né lo fu dopo per via di tanto stento
l'aspetto diceva soltanto quanto duro fosse
quel tempo di burrasca e di tormento;
eppure un fascino celestiale promanava
da quegl'occhi chiari persi nel tempo
morbido dolce richiamo che a lei ci avvicinava
sotto quell'ali mi sentii un portento.

lunedì 9 aprile 2012

Qua e là m'invola



Ho vissuto ogni giorno
un diverso luogo della mente
irriconoscibile, senza radici
sentendomi ogni volta alieno;
cercando un'idea stabile, un'anima
come una casa stabile certa
con salde mura dall'odore noto
riconoscibile d'un passato vissuto
consapevolmente.
Ma, forse, sono sperduto
sono quello che sono, ancora
foglia autunnale senza peso
che il vento della vita, lui reale
senza chiedere, qua e là, invola.

sabato 7 aprile 2012

M'ero bevuto

M'ero bevuto le forme, al principio
poi il suo odore e quel sapore...
il suo calore, tutto metabolizzato;
lei idealizzava tutto, per
appagare le sue voglie e
mi passava sopra, sorvolava, seppure
fossi lì con tutto il mio ardore.
Con il sorriso, incantatore, di rettile
sinuoso e avvolgente
algido, certe volte, altre torbido, eccitante
da sembrare esclusivo, deliberatamente
destinato al mio volerla.
Ora so che non voleva me
voleva il mio abdicare dentro lei
avvolto nella seta delle sue carezze
quel suo veleno s'iniettava nelle vene
da inginocchiarmi davanti al suo seno
a chiedere: orsù dammene ancora.
Fu panacea al male d'essere che m'opprime
quasi un impeto di forza primordiale
raccolta nei meandri dei ricordi
amplesso, orgasmo di mente, di sensi, mai orgia
mi spegnevo in lei come una torcia.


martedì 3 aprile 2012

Lacrima ministri


Un pacco di miliardi si promise
alli tribuni per calar le brache
lo cerca tra scontrini il finanziere
spaventando vegliarde ingioiellate
duro cliccando sul pallottoliere.
Ma prender li marrani è cosa dura
chi vanta amici in curia, chi in questura
chi in esilio porta i denari, chi li scuda
chi li appende alla casta sua cintura.
Temo che giunti ladrati appo la fine
quando saremo in mano del bargello
chiaro sarà quanto fu duro calle
andar dietro a quel che sembra bello
senza pararsi il culo e pur le palle.