Non è per barche fragili, il
mare
meno che mai l'inverno
con tempeste di vento giorno e sera
e si gonfia, si scatena in onde
che sfidano, in forze, la scogliera.
Ed è tutta una vita, il mondo
intero
difficile e vario, come il pensiero:
gorghi e bonacce, ugualmente infidi
e non saranno vele o vapori
che, soli, porteranno altrove;
man salda, pur tremante il cuore
fanno passar le colonne, come prove.
È per scafi robusti, di quercia
che li scalfisce appena il fulmine e
il gelo fa più dura la fibra,
con l'età.
Ogni traversata lascia una scia
lo segnerà nel fondo più
d'una raspa
che pialla asperità e nodi
liscia
sperando abbia in sé quello che
basta.
Ignoto mastro d'ascia sceglie il legno
per il battello che vuol costruire
e stringe le assi con del buon chiodame
sarà un vascello per quel
cabotaggio
ma può la ventura, non star nel
suo fasciame.
Al meglio, affronterà tutti i
marosi
prendendoli di bolina, mai di prua
e farà i viaggi che capiteranno
scricchiolando quando sarà greve
solcandoli d'impeto quando è
lieve
o starà all'ormeggio,
all'ancora, senza affanno.
Se varato non c'è più al
mondo che fare
naufragare o viverci, in questo mare.