(a mia madre Assuntina)
Un giorno saprò tutto, lo devo sapere
se furono le letture
a sollecitarmi l'anima, così.
Quelle pacate, di lontane sere
quando lei, mia madre
al lume d'un fioco moccolo disfatto
leggeva sottovoce, quasi temesse d'essere udita
e l'attenzione nostra si faceva promettere.
Si doveva allontanare anche un poco appena
quel pensiero di lui, mio padre, così lontano
chetarne la nostalgia, mitigare la pena
coi versi dolci che ognor sceglieva
a seconda del dì o della settimana.
Sulla panchetta bassa stava seduta
poggiava il tomo sulle ginocchia ossute
ch'ebbero rotondità ormai perdute
come le guance bianche, petali di rose
ormai appassite.
Un poco china verso nei seduti a terra
quasi a comunicarci un vero segreto
snocciolava parole come canzoni
con pause attente, studiate, pregnanti
facendo trattenere il fiato a tutti quanti.
Credo non sia stata mai più bella d'allora
né lo fu dopo per via di tanto stento
l'aspetto diceva soltanto quanto duro fosse
quel tempo di burrasca e di tormento;
eppure un fascino celestiale promanava
da quegl'occhi chiari persi nel tempo
morbido dolce richiamo che a lei ci avvicinava
sotto quell'ali mi sentii un portento.
Grandi immagini della famiglia, e del suo soffondere attimi d'intimità, in dolci saggi, che ancora oggi sanno d'emozione, sopratutto nel ricordo d'un'abile e dolce lettrice....
RispondiEliminaVersi molto belli