Presto mi sono sentito
un pezzo di pane fuori dalla madia
una squilla che dondola nel campanile
d'una chiesa di campagna, sconsacrata
e allibito, visto asciugarsi il sangue
versato
mescolarsi al miele della pace e
tutto diventare altra fortuna, tra le
cosce.
Ho immaginato, sognato di poter
scrivere
di quella profondità liquida
sempre pronta
a debordare dalle ciglia
pur avendo guardato, senza svoglia, i
libri
come fossero pozzi pieni di voci
aliene, incomprensibili
impararvi nulla e prendere a spiare
attraverso fessure aperte nei grigi
muri
dalle quali soffiava l'esistenza.
Ho rivestito la vita di tanti sogni
che appartenevano solo alla
disillusione
pur se, alle volte, sembrava la
speranza
di una auspicata desiderata
metamorfosi;
e quel pane bagnarsi del sapore di una
donna
da far nascere una storia per
abbandonare la casa.
Ma non bastò stringersi nei
vecchi o nuovi panni
per difendersi dal gelo della mancanza
erano tutte bianche le pagine future e
avrei voluto versare copioso
l'inchiostro
perché dicessero di me che ci
provavo
nonostante la pioggia battesse le
lastre
scatenata dalle bocche cupe delle nubi
e non potei mai pescare un orizzonte
accettabile
oltre il bruciore delle lacrime.