lunedì 28 maggio 2012

Dell'ombra




Mi sono caricato l'ombra sulle spalle
cercando di percorrere strade lastricate
ma ho trovato viottoli, per lo più sconnessi
semplici tratturi del vivere contiguo
a quella vita che avrei voluto e
che non è mai stata.
Tuttavia bordure fiorite esibivano
una bellezza semplice, per molti arcana
ad allietare lo spirito di chi sapesse leggere
quanto è vasta la speme, seppur kafkiano il vivere.

Cercare & cercare

Non lo trovo in cielo, in terra, in nessun altro luogo.
C'è la paura ancestrale irrefrenabile del mistero dell'esistenza.
C'è il desiderio continuo, ansioso, infinito di esorcizzarla.
Per vivere.

lunedì 21 maggio 2012

Quando è sera



Da formica raccolgo
e porto nella tana della memoria
“pizzini” di pensieri, di parole
che, forse, mai rileggerò
o che nessuno lo vorrà mai fare.
Sono minime, intime emozioni
folate d'una brezza mia speciale
che senza freno sempre m'accarezza.
Un brusio di foglie nel vento
intorno a rami posatoio
in coro al chiacchiericcio dei passeri
quando è sera.
Il garrulo verso dei monelli in strada
che sfuggono ai berci
delle madri da troppe cose affannate.
Un coro sommesso di chiesa
che per lo più mi trova alieno
eppure mi tocca e m'addolcisce
come è dolce lo snocciolarsi
del rosario
quando è sera.

Viene di rado


S'asciuga appena
del bagno appena fatto
mentre leziosa s'avvicina al letto
tintinnano giocosi gli anelli alle caviglie
mentre si scosta un lembo del lenzuolo
così intravedo il fior delle mie voglie.
Madida s'arrende alle labbra, alle dita
lunga distesa sul blu del mio giaciglio
freme si muove s'accarezza il seno
guarda ride mi chiama in un bisbiglio
m'inebrio ancora del suo odore
e poi...la piglio.


Voglio essere felice



Non mi passa
questa voglia di essere felice
anche se da tanto
sopporto le nubi passare
rosse del fuoco dell'odio che
in qualche parte del mondo
toglie il fiato.
E ascolto attonito l'urlo
che il vento trascina
anche dalla porta accanto
di gente che al dolore
non può che opporre il pianto.
E vedo torri franare
bruni mattoni d'una storia antica
accatastarsi sul cemento
della pazzia del costruir morbosa
cibatasi di suolo cielo acqua
come se ce ne fosse sempre a iosa.
Parrebbe ci si rivolti contro il mondo
lui che è innocente e pasce tutti e tutto
scuote la crosta ha qualche eruzione
quasi un segnale del suo potere intonso.
Fanno patire le ferite imposte
dal fratello al fratello e alla natura
è cotanto uomo ad aver lorde le mani
ingordo rapace di bellezza pura
figlio della terra che lo ha amato
germano di ognuno che sulla stessa vive
pur egli, come noi, da donna nato.
Nell'animo avrà seppur debole una luce
che tanti sanno già alimentare
così spero si canti un coro
seppur come questo flebile e lontano
che lo raggiunga al cuore
prima che la tenebra cali il suo velo
e venga il tempo di non disperare.

mercoledì 16 maggio 2012

Oltre



Stanno certi fiori solitari
nella brughiera della vita
che il vento impietoso scompiglia
ma nulla può sui loro colori
che al sole brillano impudichi.

venerdì 11 maggio 2012

Raccontino in bianco



Aspettami qui che torno, foglio bianco, che non sai aiutarmi. Ho mille cose da dire, raccontare, voglio buttartele in faccia che non ti potrai scansare e, se qualcuna scalfirà appena chi avrà la ventura di leggerle, non preoccuparti, devi soltanto far sì che si veda. Vestirai di un bel nero il tuo eterno bianco, come si conviene allo scritto vero, serio. Caratteri adeguati, studiati da esteti, predeterminati. Il senso lo darò io, che ne sai tu dei patimenti o delle gioie? Conosci i segni, solo segni, cosa dirai se io non li riempio di emozioni? Alcune volte con una goccia di pianto t'ho bagnato, per te non fu gran cosa, che ne sapevi di chi o cosa, l'aveva provocata? Il male è che non so, non posso gridare, altrimenti non starei qui a ticchettare su questa anonima tastiera: segni e simboli che neppure so tutti utilizzare. Vorrei tanto che allagasse la mente una bufera di lemmi, di aggettivi, di tutti quegli strumenti adatti a raccontare, tu certamente li hai visti passare ma, pare, non sia in grado di potermeli suggerire. E allora farò ricorso, come sempre, alla mia fantasia, che non è poca, ma sono carente nella scienza della scrittura, quella cosa che chiamano letteratura. Mi fu sempre ostica, per mia indolente natura, ero affascinato dalle nubi in corsa, dal vento che s'avventava sulle foglie, dai voli degli uccelli, degli insetti, dalla pioggia, come lavacro del male del mondo.

lunedì 7 maggio 2012

Oltre il bruciore delle lacrime



Presto mi sono sentito
un pezzo di pane fuori dalla madia
una squilla che dondola nel campanile
d'una chiesa di campagna, sconsacrata
e allibito, visto asciugarsi il sangue versato
mescolarsi al miele della pace e
tutto diventare altra fortuna, tra le cosce.
Ho immaginato, sognato di poter scrivere
di quella profondità liquida sempre pronta
a debordare dalle ciglia
pur avendo guardato, senza svoglia, i libri
come fossero pozzi pieni di voci
aliene, incomprensibili
impararvi nulla e prendere a spiare
attraverso fessure aperte nei grigi muri
dalle quali soffiava l'esistenza.
Ho rivestito la vita di tanti sogni
che appartenevano solo alla disillusione
pur se, alle volte, sembrava la speranza
di una auspicata desiderata metamorfosi;
e quel pane bagnarsi del sapore di una donna
da far nascere una storia per abbandonare la casa.
Ma non bastò stringersi nei vecchi o nuovi panni
per difendersi dal gelo della mancanza
erano tutte bianche le pagine future e
avrei voluto versare copioso l'inchiostro
perché dicessero di me che ci provavo
nonostante la pioggia battesse le lastre
scatenata dalle bocche cupe delle nubi
e non potei mai pescare un orizzonte accettabile
oltre il bruciore delle lacrime.

sabato 5 maggio 2012

venerdì 4 maggio 2012

io, la mia conchiglia



Col disegno in nuce, incognito
m'è cresciuta attorno un poco al giorno
corteccia di pensieri, desideri, speranze in grani
amalgamati dal collante sogno, forte
innervato nella mia polpa e sempre
in crescendo, come un gran bisogno.
Ora che il vespro della vita arriva
e il gelo trova crepe per entrare
solamente lei m'accoglie ognora
senza chiedere, senza domandare.
Ha un'anima sua, latente
nata e cresciuta con la mia presenza
in ogni angolo, suppellettile, pure
in quella sola parete della stanza
e, a ben vedere, dice di me
più di quanto saprei mai fare.
Me la sento calda addosso
quando la vivo, quando la penso
quando ho voglia di lei
ma preso d'altro me ne sto lontano.
Mi prende dolce, come lei sa fare
con la maniglia della porta
tal quale una mano amica
tirandomi a sé, per farmi entrare.