mercoledì 29 febbraio 2012

Prendersi una sera

Prendersi una sera calda
in riva al mare
non perché non hai niente da fare
a farsi le domande rimandate.
Cos'è che ti sta stretto e
non riesci a sopportare
il mutuo della casa, della macchina
o il grigio menage familiare?
Leggere nei baluccichii dell'onde
note e appunti come su un diario
farsi strappare un sorriso
o il disappunto per un ché scordato
scritti al muro sopra il calendario.
In salti con le gambe lunghe
torna a mente quel po' di bello che c'è stato
il resto se l'è preso il tempo perso
e tuttavia sei qui e per converso
ti sembra tutto questo un gran regalo
nulla si frappone tra te disteso solo
le stelle e il cielo seppur così lontano
s'è fatta notte, nessun gabbiano è in volo.

lunedì 27 febbraio 2012

Cercando tramonti




scende la quiete
nell'ombra della sera e
viene la notte

Atterraggio morbido

Andrò giù con la mia “rata di discesa”
calibrata per la vita che ho vissuto
niente picchiate o cabrate eccezionali
un volo economico, di lungo raggio.
Sì, che ho guardato dal balcone gli altri
provando nostalgia per quanto ho visto
sentendo bruciar nelle mani la fune
legata alla fenice, che volava altrove.
E se non m'è toccato un giro fortunato
ho speso alla bell'e meglio ciò che avevo
qualche sfrontatezza m'ha salvato
dal far una vita piatta rassegnata
di concerto con la solitudine.
Non resta che toccare morbido la pista
che la testata è lì, già l'intravedo
un'ultima manovra da vero specialista
e una crocetta in calce a quella lista.

Immaginando carezze




Quando immagino d'accarezzarti
mi spuntano fiori sulle dita
che quando l'alito ti si fa frequente
si bagnano di rugiada profumata.

domenica 19 febbraio 2012

Insettivamente


(Sulla corolla di un fiore di tarassaco “piscialletto”)


- Ventaccio infame, un atterraggio morbido finalmente,
zzzzzztttrrzzzzst...., ciao, come stai?
-sszzztttzzzsssttttssss..., ciao...bhe! ...avresti potuto poggiarti su quella corolla lì accanto. Si sta stretti, comunque bene, diciamo, anche se...
- dai! non lagnarti. La primavera anche in ritardo è arrivata e credevo andasse peggio. Ho visitato migliaia di fiori, belli maturi, il nettare ha uno strano gusto ma è abbondante. A sera ho la tosse, per il resto, va bene.
- hai la tosse, eh? è quella roba che c'è nei fiori, quella polverina che è sempre nell'aria. Mi hanno detto che la producono i mostri invasori, quelli che ammucchiano pietre e altro, per abitarci, viverci insomma e vanno in giro con aggeggi puzzolenti.
- già! mi è arrivata una comunicazione pollinare dalla campagna, mi dicono che là spargono delle sostanze chimiche che sterilizzano i terreni delle colture agrarie dalle erbacce e in modo che noi "insetti selvaggi" non si possa proliferare e crescere. Che mondo...
- quando avranno ricoperto tutta la terra di quelle trappole che chiudono perfino all'aria, perché quella che respirano se la fanno artificiale, come vivranno qui? se ne andranno, come sono arrivati?
speriamo presto. Il polline è intriso in questa terra, risorgerà la vegetazione...Ce la riprenderemo, la terra. Intanto abbiamo fatto un favo in una soffitta.
- zzzzztttrrrzzzssstttt...Adesso vado, ho tanto lavoro da fare, la mia quota di nettare è ancora scarsa e il giro sempre più lungo. Buona giornata, compare.
- sssszzztttrrrssssttt..., ciao, io resto, non ho più forza di andare, mi spiace... Tus tus tus...che bello questo sole...
- Ma che...si sta spegnendo...che stia venendo notte...?
- Accidenti...cado...
Phuf
- Niente di rotto, sono sfinito, resto qui...almeno...qui tra l'erba, sulla terra.


Bestiario

Farfalla
pitta con l'ali blu
un tocco sul giallo della corolla
spicca verde il gambo del tarassaco.

Bruco
si ingobbisce a tratti
per andare avanti
fisarmonica di cerchi neri
sulla pelle verde, incide le foglie
facendone precisi orli ricamati.

Ragno
nel palazzo di perle brillanti
si culla nella lieve brezza
gode immobile instancabile
finché non ha per se solo
una prigioniera.

Cincia
balla tra spini aguzzi facilmente
dispensa naturale d'una stagione
c'infilza sapidi insetti per la prole
che vorace le rosse gole accende.

Gatto
calzate le zampe di piumini
muto scorre sul muro screpolato
erta la coda come un marzocco
il cenno della punta è ipnotizzante
abbranca l'unghia di scatto
il sauro verdino ch'è incantato.

Rospo
gonfia la gorgia tutta notte gracida
nella pozza avita dove torna sempre
e chiama instancabilmente
tutte quelle che il suo canto ammalia
chissà se quest'anno almeno
tenacia e voce avranno lo sperato calco.


Crescere nonostante

Fui un bambino
forse un uccello
o un pesce affiorante
che temette sempre
di cadere nella gola del cielo
e tuttavia infiammato
da una vertigine
che lo faceva crescere
nonostante sé.

sabato 18 febbraio 2012

Come il vento


Il sibilare del vento
tra i rami, voce vegetale
vaga nel gelo del bosco
fa cadere le foglie
che si perdono
come parole inutili.

mercoledì 15 febbraio 2012

Orgasmo


Mentre di lei mi prendo
il più agognato dono
sento infiammarsi il cuore
di smodato orgoglio
dolcezza mi pervade
tutto quanto
che in deliquio cado
e mi sgomento.

martedì 14 febbraio 2012

All'orientale



negl'occhi chiusi
spando colline verdi
faccio orizzonti

*
solo svegliato
dai rintocchi del cuore
vive l'amore
*
sparge l'aurora
aneliti di quiete
sul far del giorno
*
con la canizie
è già vicino il tempo
del vero viaggio

lunedì 13 febbraio 2012

Tetraggine

Vorrei stendermi nudo su una cengia
sotto un cielo livido di primo inverno
ad ascoltare il maltempo in lontananza
avanzare nuvoloso con le sue pretese
là tra i picchi dei monti senza neve.
Contare il tempo tra i tuoni e i lampi
a pochi passi dalla coscienza desta
fino a riuscire ad addormentarmi
prendere il largo quieto senza inciampi
dal rumore che i vivi sempre fanno.

domenica 12 febbraio 2012

La tazza di cicoria


Svuoterò, inghiottendo lentamente
la tazza di cicoria che m'è toccata
ch'è stata spesso aspra e amara
ma fido che l'ultime gocciole
quelle che s'attardano sul bordo
diventino il sorso migliore che
l'aspartane dei ritrovati entusiasmi
non fu mai totalmente sciolto e
zucchererà quello ch'è restato
così potrò passarmi la lingua
sul labbro con gusto, finalmente.

sabato 11 febbraio 2012

Una volta

Tenevo una rosa dentro un sogno
nel giardino dei miei desideri
incastonata tra colonne bianche
dai petali di rugiada profumati
ad aspettare il tempo e un sospiro
del mio volo impaziente al suo rifugio.
La neve ha gelato quel miraggio
non mi giunge a dovere il suono
che il vento del desio l'annunci
e volo intorno sempre più bramoso
come un'ape di provvista ansiosa
s'affretta sul finire del meriggio.

giovedì 9 febbraio 2012

Depressurizzazione



D'essere vivo ormai
m'ha preso sonno
che lento passa il giorno
e non lo sento
quel brivido che cerco
ed ogni tanto
appendo i miei pensieri
allo sgomento
che debba andar così
chissà per quanto.

domenica 5 febbraio 2012

Il mare scrive

Il mare scrive da sempre sugli scogli
tutte le parole violente che conosce
la costa si disegna si incide apposta
per raccontare il male che patisce.
Non ci fu né ci sarà guerra, mai
il limine dalla natura è stabilito
si prendono si fanno spazio all'infinito
dove l'uno avanza l'altro recede, ormai.
Son la purezza e non ci sarà condono
in quel marasma che si chiama vita
dove la colpa non s'è mai annidata
lo spazio è un senso, il tempo non ha casa.
Vaga la terra nell'universo in tondo
portando seco ciò che nasce e muore
senza curarsi di chi ha intelletto e spera
senza chiedersi se c'era o se non c'era.

Depressurizzazione

D'essere vivo ormai
m'ha preso sonno
che lento passa il giorno
e non lo sento
quel brivido che cerco
ed ogni tanto
appendo i miei pensieri
allo sgomento
che debba andar così
chissà per quanto.

Malinconico Drogo


Avrei voluto immolarmi
nel mio fortilizio di Bastiano
nel delirio di un sogno di gloria
impossibile da realizzare.
Non mi toccò una meta come quella
il deserto, piuttosto, nella mente
disperse la mia speme
nel viver mesto del giorno
incatenato alla mia pena.
Soltanto la speranza mi resta
di un volo, uno solo, altissimo
provare quanto coraggio ho di osare
quanto il rischio che sarà affrontato
se reggerà il cuore acceso e, poi
accettare serenamente il ruolo
che nella vita mi è stato destinato.

Una vita da garzone


Quel tempo mi vedeva
alzato di fresco la mattina
prendere di petto il giorno
imbacuccato e caldo d'orzo e latte
scendere le scale a quattro a quattro
scompigliare il sonno delle gatte.
E nell'aria umida e strizza
che accarezzava i muri, sentire
spandersi piano il suono della vita
che riprendeva lena, in tempi duri.
Sempre di corsa
a inforcar la vecchia bicicletta
ebbro della forza ch'è nella giovinezza
con cento motti astrusi, incerte pedalate
mimavo finte cadute per mamme spaventate.
Arrivavo trafelato ai mestieri di bottega
di poco peso sì, continui senza travaglio
c'era aria domestica, chiacchiere di niente
e il tempo, correva via senza bavaglio.
La pausa poi, incoronava la giornata
a me che comandato alla panetteria
incrociavo quegli occhi di badessa
con l'abbondanza che aveva di forme
divenne del lesto mio eros, principessa.
Mi porgeva le rosette con tal grazia
che trasmetteva il suo odore sin nel pane
caldo profumato insieme promettente
che mordendolo subito senza affondare i denti
lo assaporavo e provavo immaginosamente
l'ignoto gusto delle sue pudende.

mercoledì 1 febbraio 2012

Inverno di campagna

Si son messe le colline
il pastrano dell'inverno
festuche intirizzite sbucano
tra l'erba secca dei poggi
come a cercare il calor del sole.
Hanno chiome striminzite
i sempreverdi delle forre
e le querce braccia nude
alla tramontana.
In ore calde bruca il capriolo
il merlo lucente col suo becco giallo
becchetta tra le foglie morte della siepe
la sua femmina, modesta, aspetta e tace.
S'aggira impettito il fagiano maschio
tra i filari addormentati e stanchi
presenzia coscienzioso il suo areale
di passo, senza più stancare l'ale.
Mandano rumori ovattati
le macchine che rovistano i terreni
o li solcano lasciando scie di semi
righe regolari su riquadri incise
a sue tempo mostreranno file precise.
E verrà candida su tutto la coltre
ad addolcire profili picchi e forme
custodirà per giorni immobili germogli
inzupperà di vita tutte le zolle.
È quella più mesta delle stagioni
che un tempo induceva le riunioni
per disquisire di quelle appena andate
pronosticare il meglio da venire
stipulare contratti e poi sperare
nei mitici raccolti dell'annate passate.