Dice si abbia, nelle linee lunghe o
brevi della mano
le tracce figlie dell'essere quello che
saraiuniche, o quasi, incisioni permanenti dal principio
che si riempiranno di quello che per esistere farai.
Pare sia scritto tutto della vita, ma non lo credo
la fortuna, la ricchezza e l'amore che non sai
le strade lunghe dure lì davanti come corredo
ma che con buona lena, da probo affronterai.
Vocaboli obsoleti come le voci dei tarocchi
che l'astruso legge alla festa del raccolto
favole agghindate, belle se l'annata è buona
ogni bene t'aspetti, ogni augurio è bene accolto
e l'animo in pace, non schiavo di Mammona.
Eppure c'è dell'altro che nessuno dice
ma che verrà lo stesso senza alcun invito
turbe dell'anima, tempesta, che non si predice
che matura lenta o vien di primo acchito.
E scopri com'è sempre fragile speranza
che tutto s'acconci alla meglio esistenza
spesso è tutto racchiuso in una stanza
poche cose piantate nel cuore dall'adolescenza
e il tempo, ignaro di noi, le lascia bruciare
perché non può sapere, perché non ha clemenza.
Versi raffinati e profondi che si soffermano su pensieri profondi dell'esistenza, che gestiamo noi in ogni attimo di respiro, senza tracciati predisposti sul plamo della mano, ma con la durezza del tempo, che ci segna con le sue manifestazioni di vita non sempre positive....
RispondiEliminaLirica molto apprezata, vivi un giorno spensierato, silvia