venerdì 10 agosto 2012

La vecchia panchina al belvedere


La volta grigia del cielo, specchiandosi sul mare, gli regala quel tono di blu piombo, che esalta i pennacchi di spuma bianca, quando si arrampicano sulla cresta delle onde, spandendosi poi sulla riva acciottolata e contro la scogliera. Pare abbia un profumo diverso, il mare, quando è grigio, più salmastro, forse a causa della maggiore umidità sospesa, è più...marittimo. Lo sanno i tamerici, che ne bevono, nelle notti d'estate, e lo rendono in gocce, il mattino dopo, con un sentore in più, di resina.
I cespugli colorati di oleandro, ci si bagnano e mantengono il fogliame sempreverde.
Eppoi fa meglio tempesta, quando è grigio. Onda su onda si avventa verso riva, con quella espressione di forza che non s'acquieta, per un bel po'.
In quel posto ameno, che tanti anni fa era uno spiazzo “belvedere”, c'è ancora una vecchia panchina di cemento, in parte diroccata, che mostra ancora i segni di chi volle porvela: un bracciolo in forma di fascio littorio.
Lei ci veniva spesso a sedersi, verso sera.
Aveva quasi sessant'anni, i capelli e gli occhi grigi, come quando il mare e il cielo sono grigi. E doveva essere stata bionda, per via della pelle chiara. Le rughe del viso e del collo mostravano più le sofferenza che età.
Parlava tra sé e sé, sottovoce, di quella volta che poco più che bambina, venne aggredita e violentata da due militari di colore. Di quelli delle truppe di “liberazione”, che scorrazzavano liberamente e prepotentemente per la provincia.
Ne nacque Azzurra, perché pur con l'epidermide scura, aveva gli occhi azzurri. Non crebbe bene, scappo di casa giovanissima e di lei non si è saputo più nulla.
Lei veniva qui, dove decise il nome, guardando il mare, mentre era incinta. E guardava ancora il mare, in attesa.
Rari gabbiani tentano un'ultima pescata, accompagnando il rovesciarsi delle onde, mentre come ad un segnale, prendono a volare verso il molo e i docks, dove riparano per passar la notte.
Il vento scompiglia i sottili rami pendenti dei tamerici, frusciano le foglie dell'oleandro attraversate dalla brezza, ora si sente meglio il fragore delle onde contro gli scogli, come un sommesso rosario recitato da un gigante.

1 commento:

  1. Nel rumore del mare, sempre frastagliato d'onde dalle sfumature variegate, metti in evidenza la figura emaciata d'una donna sofferente...che cerca di disperdere, in quel suono che si rinfrange, parte del suo doloroso tragitto di vita..
    Brano molto espressivo e di rara sensibilità, molto apprezzato...
    E' molto bello porre l'attenzione sul tuo scrivere

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