La volta grigia del
cielo, specchiandosi sul mare, gli regala quel tono di blu piombo,
che esalta i pennacchi di spuma bianca, quando si arrampicano sulla
cresta delle onde, spandendosi poi sulla riva acciottolata e contro
la scogliera. Pare abbia un profumo diverso, il mare, quando è
grigio, più salmastro, forse a causa della maggiore umidità
sospesa, è più...marittimo. Lo sanno i tamerici, che ne
bevono, nelle notti d'estate, e lo rendono in gocce, il mattino dopo,
con un sentore in più, di resina.
I cespugli colorati di
oleandro, ci si bagnano e mantengono il fogliame sempreverde.
Eppoi fa meglio tempesta,
quando è grigio. Onda su onda si avventa verso riva, con
quella espressione di forza che non s'acquieta, per un bel po'.
In quel posto ameno, che
tanti anni fa era uno spiazzo “belvedere”, c'è ancora una
vecchia panchina di cemento, in parte diroccata, che mostra ancora i
segni di chi volle porvela: un bracciolo in forma di fascio littorio.
Lei ci veniva spesso a
sedersi, verso sera.
Aveva quasi sessant'anni, i
capelli e gli occhi grigi, come quando il mare e il cielo sono grigi.
E doveva essere stata bionda, per via della pelle chiara. Le rughe
del viso e del collo mostravano più le sofferenza che età.
Parlava tra sé e sé,
sottovoce, di quella volta che poco più che bambina, venne
aggredita e violentata da due militari di colore. Di quelli delle
truppe di “liberazione”, che scorrazzavano liberamente e
prepotentemente per la provincia.
Ne nacque Azzurra, perché
pur con l'epidermide scura, aveva gli occhi azzurri. Non crebbe bene,
scappo di casa giovanissima e di lei non si è saputo più
nulla.
Lei veniva qui, dove
decise il nome, guardando il mare, mentre era incinta. E guardava
ancora il mare, in attesa.
Rari gabbiani tentano
un'ultima pescata, accompagnando il rovesciarsi delle onde, mentre
come ad un segnale, prendono a volare verso il molo e i docks, dove
riparano per passar la notte.
Il vento scompiglia i
sottili rami pendenti dei tamerici, frusciano le foglie dell'oleandro
attraversate dalla brezza, ora si sente meglio il fragore delle onde
contro gli scogli, come un sommesso rosario recitato da un gigante.
Nel rumore del mare, sempre frastagliato d'onde dalle sfumature variegate, metti in evidenza la figura emaciata d'una donna sofferente...che cerca di disperdere, in quel suono che si rinfrange, parte del suo doloroso tragitto di vita..
RispondiEliminaBrano molto espressivo e di rara sensibilità, molto apprezzato...
E' molto bello porre l'attenzione sul tuo scrivere