Ognuno passa prende pesta oltraggia
perdemmo noi la vista oppure il gusto
per l'opulenza abbiamo preso in uggia
vivere semplice, come fa il giusto.
Più nastri e ninnoli appesi alle orecchie
di quanti ne reggeva uno robusto
tutto s'arraffa, anche cose soverchie
si getta poi la tazza e l'orinale
son cose appena nate e son già vecchie
e mai saranno più l'originale.
Neanche la pietà sta più sulla porta
nel posto avito ch'è la cattedrale
turba imbarazza chi entra e non conforta
chi sempre da alla chiesa obolo certo
ha poca voce chi a pensare esorta.
Si paventa un futuro ch'è un deserto
ma niuno salva l'acero o la quercia
se sul giardino suo ne sporge un serto
e se c'è un'essenza aliena, lui falcia.
Crolla l'argine cade il monte a valle
la pioggia infiltra muri antichi, squarcia
segni d'un mondo cui facciamo falle
che non è nostro e l'abbiamo in prestito.
Nobile madre di genti vassalle.
Una dimensione di vita scombussolata in cui si sono persi i valori essenziali e la misura del giusto, per lasciare spazio a innovazioni continue..già obsolete in tempi brevi, oltre a fare un uso insano dei beni della natura...destinata a spegnersi quanto prima, per colpa della nostra stoltezza
RispondiEliminasilvia de angelis