giovedì 28 febbraio 2013

La sinfonia di Onan


Quell'estate antica

nell'afa del meriggio

all'ombra consolante

del grande ippocastano

la mano che stringeva

il mio robusto ramo

mi rese grazia e dette

quel gran piacere arcano.

In solitario, l'estro

vieppiù trova passioni

arzigogola presenze

inventa posizioni.

Nulla in verità è precluso

al libero pensiero

far propria l'altrui voglia

andar davanti e dietro

immaginarsi un partner

ad ogni gioco aduso

peccato duri poco

un lampo, e sei deluso.

Quasi l'avessi a nolo






Quasi l'avessi a nolo

questa vita, questo momento

che non riesco a sentirlo

totalmente mio.

L'ansia di non impiegarlo

tutto, appieno

manca sempre qualcosa

per chiudere al meglio

ogni pregresso del giorno.

Manca lo spazio, per l'incanto

perfino delle cose

che accadono d'improvviso

viverle presto, subito

è sempre d'uopo, imperativo.

Sento restarmi solo la speranza

che i ricordi legati per età

come le vecchie lettere d'amore

coi nastri colorati d'ogni sogno

rendano quieto e dolce

lo scader di questo tempo.


mercoledì 27 febbraio 2013

M'afferra la notte


M'afferra la notte, mi stringe

mi trattiene fin sul limite dell'alba

dove arrivare in fretta voglio

dal primo sonno d'una sera scialba.

Per liberarmi delle cose

che mi vuol narrare

sempre le stesse, da tanto

che vorrei scordare.

Sono incise profonde

nella psiche, che il buio effonde

oltre il recinto del discernimento

e possono dilagare pungere, mordere

a loro piacimento.

Gravano sul cuore, in petto

fatico a respirare

annaspo tra quelle cose buone

che pur ci sono, anche se non tante

spalanco al sole, che fioco mostra appena

l'aurora, ricamata tra i rami delle piante.


lunedì 25 febbraio 2013

Il piatto vuoto



Mi rassegnerò, prima o poi

a questo piatto vuoto

a questa tavola sguarnita

e intanto continuo a camminare

fino al cancello e passarlo

con un solo passo, un ultimo passo.

Se mi parlate di speranza

è il solito rintocco di lontano

sembra un suono

ma è soltanto un segnale

forse un richiamo

mentre il legno arde lento nel camino

il fumo sale, portandosi piccole faville

che potrebbero ma, in verità

raramente sono fuoco.

Suono d'armonica, lontano


Mentre l'armonica di Bruce Springsteen

sbuccia la corteccia dei ricordi miei

come uno scalpitare ritmico di zoccoli

sui ciottoli d'una strada di periferia

dove finisce in solitudine la vita;

penso a quegli anacronistici bivacchi

attorno a falò di aggregazione

voglie d'una stralunata generazione

uscita imberbe da una guerra di ferite

che seppellì le vecchie convinzioni

costruite per quelle aspettative.

Pareva fosse tutto da inventare

coi tanti nuovi esempi d'oltremare

scintillanti e grondanti di cert'oro

da imitare e, forse, adatti solo a loro.

Ma abbiam preso a cantare quella lingua

che fino a ieri, fu, c'era nemica

a bere e masticare certe cose

che erano sin dall'infanzia proibite.

E, nonostante, ci siam vestiti a caso

portiamo braghe rotte a bell'apposta

colori da sballo da arricciare il naso

moda da vivere come fosse imposta.

Siam stati a balia così tanto tempo

che abbiam scordato chi ci dette tanto

allora si diceva: con la pioggia, con il vento

ci rifacciamo ad un sicuro santo.




venerdì 22 febbraio 2013

Quando al mattino






Quando al mattino

il sole m'apre il ciglio

vorrei averti qui

nel mio giaciglio

e, ad ogni ora

che l'orologio scocca

avere sulla mia

la tua bocca.

Le cosce linde

a cingere i miei fianchi

le braccia aperte

sono ali bianche

le mani fremono come dei flabelli

e nel momento più bello

par che mi branchi.

martedì 19 febbraio 2013

La "res publica" a fumetti



Riecco Alibabà, alla testa dei quaranta, ritornano veloci laddove l'han cacciati.
Gli accoliti satolli pur nelle vecchie smerdate palandrane
escono a spinta dalla incancrenita discarica nazionale
dove il denaro dei gonzi veniva rovesciato
a pro della porcilaia istituzionale orizzontale
hanno ripreso coraggio e più cipiglio
tutti speravamo fossero spacciati.
I cosacchi e lor fratelli, per tutta la nazione rifanno caroselli
minacciano riforme, hanno nuove ricette:
il vecchio minestrone, il gioco del tressette.
I cavalli non vogliono più bere l'acqua delle fontane lì vicine
s'erano abituati allo spumante con quelle sfiziose bollicine.
Sono nati cavolfiori in ogni contrada e nel contado
il nome sopra o sotto il simbolo di casa, quattro teorie abbozzate
tutti con l'appellativo di civico stampato
un nastrino tricolore a stringere il pacchetto di cazzate.
Il papa chiude bottega e se ne va in pensione
voleva fare molto, ma non è riuscito a tirare lo sciacquone.
C'erano tutti alla festa, alla cuccagna, poi sono mancati i piatti da portata
i bicchieri per la champagnata, le posate, le tovaglie e la tavola pur se sparecchiata.
Si son fottuto tutto e ora, belli belli, si ripresentano a quest'ora, con le posate in resta
a chiedere il permesso di ricominciar la festa.